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giovedì 3 giugno 2010

SAN CIRO


IL CULTO
tra sacro e profano

A Grottaglie il culto di San Ciro viene introdotto dal santo concittadino Francesco De Geronimo nel 1707, quando questi tornò al paese natìo dopo una missione di 40 anni al Gesù Nuovo di Napoli e i Grottagliesi “si innamorarono” di questo martire egiziano che, ancora oggi, viene celebrato con commovente devozione e con grandissima partecipazione popolare, ricordandone il martirio al 30 di gennaio con l’accensione della pira (una grande catasta di legna) e celebrandone il dies natalis al 31 di gennaio, portando il simulacro del santo in processione solenne per le vie della città, cui partecipano migliaia di fedeli.

La pietà popolare ci tramanda innumerevoli esempi di guarigioni prodigiose avvenute per intercessione dell’eremita alessandrino. La festa di “Santu Ggiru” rappresenta per gli emigranti un richiamo irresistibile che, la’ dove è possibile, li porta a tornare a “casa” in qualunque parte del mondo si trovino per quella data. È un fenomeno, questo, di vasta proporzione, consolidato negli anni, e che appassiona gli studiosi di antropologia. Nel culto religioso si inserisce, infatti, una sottile vena di profano che convive col sacro in perfetto equilibrio e che rende questa tradizione uno spettacolo impagabile e dal punto di vista religioso e dal punto di vista laico. San Ciro, venerato anche a Villa Castelli (Brindisi) a Portici (Napoli) e Marineo in Sicilia è copatrono della città di Grottaglie, insieme a San Francesco De Geronimo e alla Madonna della Mutata.

NOTE BIOGRAFICHE
Ciro nasce ad Alessandria d’Egitto nel 250 d.C., della sua famiglia di origine non si hanno notizie. Studiò medicina presso una rinomata scuola della sua città e, nel rione detto Doryzim, aprì un ambulatorio con annesso laboratorio dove, nel 554 d.C, circa due secoli dopo il martirio, il patriarca Sant’Apollinare eresse una chiesa ed un ospedale. Pratico’ l’arte della Medicina guadagnandosi l’appellativo di anàrgiro (senza argento) poiché egli non perseguiva fama o denaro ma era al servizio dei poveri e degli afflitti dedicandosi alla cura delle anime oltre che dei corpi. Nel 299 d.C. i medici di Alessandria, a cui erano mescolati anche i negromanti, venivano accusati di stregoneria e di cospirare contro l’imperatore romano Diocleziano e tutti i trattati di medicina allora esistenti vennero dati alle fiamme. Per sfuggire alla persecuzione e continuare la sua missione Ciro si ritirò nell’Arabia ai confini con l’Egitto, dedicandosi alla disciplina monastica e alla contemplazione, divenendo un messaggero della parola di Dio. Il suo primo discepolo fu San Giovanni di Edessa che, abbandonati gli onori della carriera militare, lo seguì nel deserto restando con lui quattro anni. Nel 303 d.C. Diocleziano emanava un editto di persecuzione contro i Cristiani ed ebbe inizio un periodo terribile rimasto tristemente famoso come l’Era dei Martiri. Ciro e Giovanni lasciarono l’eremo e si portarono a Canòpo per recare conforto ad una madre, Atanasia, e alle sue tre giovani figlie, Teatista di 15 anni, Teodota di 13 ed Eudossia appena undicenne, condannate al martirio per non aver voluto abiurare la fede cristiana sacrificando agli dei. Ciro e Giovanni furono catturati e torturati davanti agli occhi inorriditi delle quattro donne, per fiaccarne lo spirito e la determinazione, prima di trucidarle. Il 31 gennaio del 303 d.C. san Ciro, dopo indicibili torture, veniva messo a morte mediante decapitazione, dopo essere stato calato in una caldaia di pece bollente, e con lui il suo discepolo Giovanni.


Associazione culturale IL BAGATTO – Via Madonna Del Lume 43 – Grottaglie (Ta) - testi di Anna Montella - fotografie di Michele Manisi
http://ilbagatto.weebly.com/ e-mail: ilbagatto2010@libero.it

lunedì 31 maggio 2010

Chiesa Madonna del Lume

Conosciuta anticamente come la chiesa di S. Mattia, si presume che sia stata costruita intorno al 1460.

Fu sede dell'antica Congregazione dei Chierici di S. Gaetano, nota come "la Comunità" sorta nel 1641 con lo scopo di “elevare l'educazione spirituale , morale e culturale del popolo grottagliese”.A questa scuola si formò pure il santo concittadino Francesco De Geronimo che abitava, con la famiglia, ad un centinaio di metri, dove ora sorge il santuario che i grottagliesi gli dedicarono nel 1838, inglobando la sua casa natale.

La chiesetta, attualmente di proprietà della Confraternita del Nome di Gesù, a cui venne donata nel 1939 dalla sig.ra Isabella Pepe, erede della famiglia Antoglietta Bucci, presenta una facciata in cui spicca un ampio finestrone a sacco di polpo rovesciato. Due nicchie scavate nel muro sono poste lateralmente al portale e racchiudono le statue di S. Gaetano e S. Andrea Avellino.
L'interno è vistosamente decorato in un fastoso barocco settecentesco, ad opera dell’artista Nicolaus Coviello tra il 1720 ed il 1740. Fregi, stucchi, tele, statue, arredi sacri fanno di questo tempietto un pregevole esempio di arte barocca conservato e tenuto vivo grazie al lavoro della Confraternita che, dal 1997, persegue un infaticabile e costoso progetto di restauro delle opere d’arte esistenti nel suo Oratorio, grazie anche alla partecipazione di numerosi benefattori.

Oltre all’altare maggiore centrale, nel piccolo tempio insistono sei altari laterali: tre sul lato destro e tre sul lato sinistro. Sull’altare maggiore troneggia una tela ad olio raffigurante la Madonna del Lume, dipinta dall’artista N. Coviello.

Notizie tratte dall’opuscolo “Confraternita SS. Nome di Gesù – Grottaglie” - 2004 – 2° Edizione

PAPA GIRU

PAPA GIRU
il prete brigante

Figura dal fascino ambiguo, fu l’indiscusso protagonista delle tragiche vicende che si svolsero in Puglia, nella “Terra delle Grottaglie” nel primo ventennio dell’800 e nel suo duplice, incompatibile ruolo di prete-brigante ha fatto discutere di sè intere generazioni.

Si chiamava Annicchiarico Ciro Nicola e nacque a Grottaglie il 15.12.1775 da Vincenzo e D’Alò Ippazia. Fin dall’infanzia fu destinato al clero e nel 1801, all’età di 26 anni, venne ordinato sacerdote. Uomo di buona cultura fu anche maestro di canto gregoriano nel Capitolo della Collegiata di Grottaglie e "simpatizzante" del movimento giacobino. La sua vita fu stravolta da un tragico quanto oscuro episodio, del resto mai chiarito, avvenuto la sera del 16 luglio 1803 sotto l’arco della Madonna del Lume, quando una figura incappucciata di bianco affrontò e uccise il chierico 21enne Giuseppe Motolese, figlio di ricca e potente famiglia.

Del delitto fu accusato Don Ciro probabilmente perché, oltre ad appartenere ad opposte fazioni politiche, pare che i due si contendessero l’amore della stessa donna, Antonia Zaccaria, detta "la curciola". Di questo delitto egli si dichiarò sempre innocente, ma il padre dell’ucciso, Nicola Motolese, grazie alle sue influenti amicizie lo fece perseguitare con accanimento. Don Ciro si rifugiò nelle masserie del Salento per poi costituirsi quando i suoi fratelli furono arrestati per favoreggiamento. Condannato a 15 anni di esilio, benché gli indizi a suo carico non fossero probanti, riuscì a fuggire travestito da avvocato e si diede alla macchia.

Nel 1806, con l’avvento dei napoleonidi nel regno di Napoli, rientrò a Grottaglie ma i Motolese non si diedero per vinti e nel 1812 il Tribunale di Lecce emise un nuovo mandato di cattura. Con la complicità di una prostituta, tale Antonia Achille, gli fu tesa una imboscata durante la quale i gendarmi uccisero il 24enne Emanuele, fratello di Don Ciro che invece riuscì a fuggire. Incalzato dagli eventi e mosso da vendetta egli organizzò una banda di briganti insieme ad un altro fratello, Salvatore detto "stizza", ed alcuni disertori. Il 20 marzo 1813, presso la cappella di S. Leonardo, uccideva il Motolese padre sequestrando l’altro figlio di questi, Vincenzo, per il cui riscatto gli fu pagata una forte somma.

Per difendere la sua libertà si rese poi colpevole di altri omicidi, ma certamente non di tutti i misfatti che, quale comodo capro espiatorio, gli si vollero addebitare. Intanto nel 1815 i Borboni erano ritornati al potere e "Papa Giru", nel 1816, si diede al brigantaggio politico propugnando le sue vecchie idee giacobine. Benché nel 1817 le varie sette di Terra d’Otranto gli affidassero il compito di organizzare militarmente le truppe insurrezionali della zona, già nell’ombra si tramava alle sue spalle. Gli stessi dirigenti carbonari, avv. Astuti e barone Scazzeri, vendono la sua vita al generale irlandese Richard Church.

Abbandonato da tutti, vaga con la sua banda tra Brindisi, Noci e Grottaglie, intanto imponenti forze vengono impiegate per procedere alla sua cattura che, dopo strenua difesa, avviene presso la masseria "Scasserba" in agro di Grottaglie. Il 7 febbraio 1818 "Papa Giru" si consegna al maggiore Bianchi con la promessa di avere salva la vita e un colloquio chiarificatore con il generale Church, ma entrambe le promesse non vengono mantenute. Condotto nella vicina Francavilla viene fucilato, senza regolare processo, nel pomeriggio dell’8 febbraio 1818.
La sua testa, essiccata e messa in gabbia, rimase esposta sull’orologio della torre nella piazza di Grottaglie fino al maggio del 1819.


Crudele bandito o romantico idealista; vittima o carnefice? Chi fu in realtà Ciro Annicchiarico?
Sicuramente, al pari del fenomeno del brigantaggio, egli fu soprattutto il prodotto di un’epoca inquieta e contraddittoria, espressione di profondo malessere sfociato poi in rivolta sociale, politica, religiosa contro gli abusi e i soprusi di una borghesia sempre più ricca, oppressiva e indifferente ai bisogni di un popolo esasperato dalle ingiustizie. Oggi, a quasi duecento anni da quegli eventi la cui impetuosità, come fiume in piena, travolse e recise tante vite, al di là della verità storica o presunta tale, la trasgressiva figura di Papa Giru, il prete-brigante, si identifica come quella dell’eroe "noir" per eccellenza che, varcati i confini della realtà e del Tempo, è diventato leggenda.


Associazione culturale IL BAGATTO – Via Madonna Del Lume 43 – Grottaglie (Ta) - testi di Anna Montella
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San Francesco De Geronimo

San Francesco De Geronimo

…è stato un trascinatore di folle che ha convertito migliaia di peccatori.Ha compiuto innumerevoli prodigi e ridato la vita ai morti con l’aiuto e l’intercessione del Signore che gli concesse anche il dono della bilocazione e della predizione. (Particolare dipinto del "Mancinelli")

Primo di undici figli, San Francesco De Geronimo nacque a Grottaglie il 17 dicembre 1642 da Leonardo e Gentilesca Gravina. Teatro dei suoi giochi di ragazzo furono le vie adiacenti alla sua casa, inglobata poi nel Santuario che i grottagliesi vollero dedicargli nel 1838.

Fu un bambino allegro e gentile a cui piaceva scherzare e raccontare barzellette con una predilezione per i fuochi d’artificio che a volte fabbricava da sé, facendoli poi scoppiettare per deliziare i compagni. La naturale inclinazione per i giochi, tipica dei bambini di ogni tempo, non gli faceva trascurare lo studio del catechismo né la pietà per i meno fortunati. Celebre, nella memoria popolare grottagliese, è rimasto il prodigio del pane che, elargito da Francesco a piene mani, anziché svuotare la madia paterna la colmò ancora di più. La sua fu una famiglia agiata, infatti il padre Gianleonardo possedeva case, vigne e una conceria di pelli appena fuori Porta Sant'Antonio, nel quartiere dei conciatori che, ancora oggi, è detto "li cunzaturi", benchè l’attività sia scomparsa da tempo. All’età di dieci anni andò a convitto presso la comunità di San Gaetano, insediatasi nella chiesa di San Mattia (oggi Madonna del Lume) nel 1641. La mancanza di scuole superiori portò Francesco al Seminario di Taranto dove seguì un corso di studi di 5 anni. Nell’estate del 1665 si trasferì a Napoli per frequentare l’Università Regia e il Seminario dei Gesuiti e il 20 marzo 1666 veniva ordinato sacerdote. Iniziava così la sua "Missione di Napoli" che durerà 40 anni.

Da vero “maratoneta del Signore” non aspettava che i peccatori andassero da lui, ma egli stesso li andava a cercare nei quartieri e nelle piazze più malfamate, macinando a piedi centinaia di chilometri, predicando e diffondendo la parola del Signore. Questo gracile Gesuita, dalla fede immensa, è stato un trascinatore di folle che ha convertito migliaia di peccatori. Ha compiuto innumerevoli prodigi e ridato la vita ai morti con l’aiuto e l’intercessione del Signore che gli concesse anche il dono della bilocazione e della predizione. Nel 1707, dopo 40 anni, ritorna a Grottaglie per una "Missione" nella chiesa Matrice e in quell’occasione introduce il culto di SAN CIRO nella nostra cittadina. L’11 maggio 1716 padre Francesco, dopo aver camminato tanto, conclude il suo viaggio tra gli uomini all’età di 74 anni. Canonizzato nel 1839 da Gregorio XVI, le spoglie mortali del Santo fanno ritorno alla casa natale, a Grottaglie, nel 1945.

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IL CASTELLO

Tra storia e leggenda
Il CASTELLO DI GIACOMO D'ATRI

Simbolo della potestà fedudale che gli Arcivescovi di Taranto esercitarono per lunghi secoli sulla città, il Castello Episcopio copre una superficie complessiva di circa 6150 mq con 65 vani. Realizzato in tufo zuppigno, la sua costruzione si fa risalire al XIV secolo, testimonianza imponente il Mastio, l’altissima turris dal tipico aspetto quattrocentesco, di forma rettangolare coronata da venti merli che si eleva a tre piani raggiungendo un’altezza massima di 28,63 m. Rimaneggiato più volte nel corso dei secoli, il Castello appartiene ancora oggi alla Curia tarantina e all’Arcivescovado che lo ha concesso in uso all’Amministrazione Comunale di Grottaglie per finalità socio-culturali.

Promotore della costruzione fu
L’arcivescovo
Jacopo D’Atri


Nel suo lungo governo (1354 – 1381) egli che, come già i suoi predecessori, soleva risiedere per lunghi periodi nella nostra cittadina, oltre alla collegiata, aveva provveduto ad erigere e fortificare il Castello Episcopio ed a cingere di muraglie l’intero borgo.

Sanguinosa e avvolta nel mistero la sua tragica fine avvenuta all’ombra dell’antico maniero la notte del 15 luglio 1381 quando, nella Terra delle Grottaglie, veniva barbaramente trucidato “con forconi”.

Secondo fonti popolari, la mano omicida sarebbe stata quella di un paesano, tale Biagio Annicchiarico, denominato “lu stuertu”, che avrebbe così vendicato l’onore offeso dalle attenzioni amorose che, secondo voci di paese, l’arcivescovo avrebbe rivolto alla moglie di questi dopo essersene invaghito. Altre fonti propendono invece per il delitto politico perpetrato da una fazione avversa al Papa e ai suoi seguaci. In assenza di un colpevole da condannare, per riparare al misfatto, il papa Gregorio XI dispose che, per lunghi anni, i grottagliesi dovessero celebrare una messa nei giorni d’avvento.

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Grottaglie e Ceramica

Grottaglie e Ceramica

La ceramica grottagliese vanta una tradizione secolare purtroppo storicamente documentata soltanto a partire dal XVI secolo. Lacunose e incerte restano, infatti, le conoscenze relative a questo settore dal periodo altomedievale a quello rinascimentale e, benchè sia logico presupporre un'attività precedente a quella effettivamente documentata, pur tuttavia fino ad oggi non è stato possibile risalire ad alcun fondamento storico certo.

Nei catasti del 1567 i primi artigiani venivano definiti "cretari, cretaruli e stazzonari" la cui attività, fino al secolo successivo, in mancanza di una committenza di rango elevato, resta orientata verso la produzione di oggetti e stoviglie di uso comune, di impronta popolare, la cosiddetta “arte ruagnara”. Una produzione cospicua che, nel corso dei secoli, ha rappresentato un esempio unico di continuità produttiva trovando la sua cornice naturale nella gravina di S.Giorgio, alle falde del trecentesco castello episcopio, operando una graduale trasformazione del paesaggio il cui risultato finale è il Quartiere dei Camini (Li Camenn 're), un "villaggio" dal fascino primitivo e senza tempo che lo rende unico nel suo genere.

La Scuola Speciale d'Arte per la Ceramica
viene autorizzata il 15 ottobre 1887 con lo scopo "di fornire insegnamenti di tecnologia, di disegno e modellazione con applicazione all'industria della Ceramica". Nel processo economico culturale di Grottaglie si inserisce così una nuova realtà che svolgerà un ruolo fondamentale nella sopravvivenza di un'attività artigianale che in altri centri limitrofi si spegne lentamente fino a cessare del tutto. Nel 1960 la Scuola d'Arte Ceramica si trasforma nell'Istituto Statale d'Arte e nell'attuale sede ospita ormai da diversi anni, in una sala apposita, il Museo Didattico delle Maioliche. Attualmente il quartiere delle ceramiche ospita circa 50 botteghe, per lo più a conduzione familiare. L’arte si tramanda ormai di padre in figlio e la figura del “ragazzo di bottega” è praticamente scomparsa a causa delle note leggi sull’apprendistato.

Associazione culturale IL BAGATTO – Via Madonna Del Lume 43 – Grottaglie (Ta) - testi di Anna Montella

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Grottaglie and Ceramics

N.B. In translating the text into English, there may be some imperfections. We apologize for the inconvenience

Grottaglie and Ceramics
Grottaglie Ceramic boasts a tradition unfortunately historically documented only since the sixteenth century Remain incomplete and uncertain, in fact, knowledge about this field since the early Middle Ages to the Renaissance and, though it is logical to assume an earlier than actually documented, even though up to now not been possible to trace any historical foundation course.

In the registers of 1567 the first artisans were called "Cretara, and cretaruli stazzonari" whose work, until the next century, in the absence of a high ranking client remains oriented towards the production of items and dishes commonly used fingerprint People the so-called "art ruagnara”. A large production that, over the centuries, represented a unique example of continuous production finding its natural setting of St. George in the ravine at the foot of the fourteenth-century bishop's castle, making a gradual transformation of the landscape whose end result is the District chimney (Li Camenn’re), a "village" primitive and timeless charm that makes it unique in its kind.

The Special School of Ceramic Art
is authorized October 15, 1887 with the aim "to provide teaching of technology, design and modeling with application to the ceramics”. In the process of economic and cultural Grottaglie thus forms a new company that will play a key role in the survival of a craft than in other neighboring towns off slowly to cease. In 1960 the School of Ceramics becomes State Art Institute and in the home office for several years, a breakfast room, the Educational Museum of Majolica. Currently the district is home to about 50 pottery shops, mostly family. The art is handed down from father to son and now the figure of the "shop guy" has practically disappeared due to the known laws about apprenticeship.


Cultural Association IL BAGATTO – Via Madonna Del Lume 43 – Grottaglie (Ta) – texts by Anna Montella
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Grottaglie: history notes

N.B. In translating the text into English, there may be some imperfections. We apologize for the inconvenience

Grottaglie: history notes
The origins of Grottaglie, apulian hinterland cities tarantino, renowned for its traditional ceramics , rooted in ancient times.

According to authoritative sources the city was founded as Casalgrande in the sixth century, according to others in the X cent, certainly places were inhabited in prehistoric times, as evidenced by the numerous archaeological finds. Ravines of Riggio, fullers and San Biagio (or blade of Thought), with their caves, they were the natural scenery of the first rock dwellings. In 1297 the house Criptalearum, existing, joined the residents of nearby houses, to have more protection in case of war.

The ancient town developed and grew around the small church in 1379, under the government of Archbishop James Taranto, took the shape of the Collegiate. In about the fourteenth century, the country was surrounded by thick walls so that there could only be accessed through one of three ports: Port St. Angel north (demolished in 1868 for a misunderstanding spirit of renewal), Port Antonio to the south, Port St. George Castle or east. The boundary walls were, however, demolished after the unification of Italy. Always goes back to the fourteenth century building that Bishop's Castle , built in tuff zuppigno, covers a total area of 6150 square meters. The symbol of feudal power exercised by the archbishops of Taranto on the city for centuries and where the castle still belongs .

In 1480 the archbishops were deprived of criminal jurisdiction, from that moment will be exerted by various barons lay it over the succeeding centuries. On December 18, 1659, by application for Notary Public F. Aminta of Naples, the prince of Cursi G. BAPTIST CICINELLI bought, for the price of 30,000 ducats, the feud Grottaglie. He gave so begins a long hegemony, handed down from father to son, would last for 147 long years and that he would regret to Grottaglie previous lay barons.

In 1662 the serious tensions between clergy and feudal government in flowing blood with the murder of the brilliant young priest Grottaglie AFCARAGLIO, fierce opponent of the Prince of Cursi GBCicinelli and his nephew, the prince left beech.
To this century belongs the splendid figure of Saint Francesco De Geronimo to be canonised in 1839 and Giuseppe BATTISTA, poet Marino Grottaglie, a prominent figure in literary and poetic view of the '600.

In 1734 the Grottaglie, overburdened with taxes, rebelled against Cicinelli on duty, but the revolt was crushed within a few days and about 200 families were forced to leave the country.
Undisputed protagonist of the tragic events that took place at Grottaglie in the first decades of the 1800 Don Ciro Annicchiarico (Pope Ggiru) . Figure legendary charm ambiguous in his dual role as incompatible priest-brigand, did discuss them for generations.

In 1862 the contrast between the reactionaries and liberals filoborbonici culminated nell'assalto the gang of robber Cosimo Mazzeo San Marzano said PIZZICHICCHIO, in agreement with the reactionaries to upset the city hailed as a liberator. For actions that night were later arrested and sent back for trial 264 persons, including the mayor. The unity of Italy does not solve the problems of Grottaglie, as parts of southern post-unification, has had to deal with socio-political reality that was not prepared.
The installation of the airport military Arlotta M. "during World War I, will bring the city to grow rapidly, even today, is evolving. The rest is history today.

Cultural Association IL BAGATTO – Via Madonna Del Lume 43 – Grottaglie (Ta) – texts by Anna Montella
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Grottaglie - appunti di storia

Le origini di Grottaglie, città pugliese dell’entroterra tarantino, rinomata per la sua antica tradizione ceramica affondano le proprie radici in tempi remoti.

Secondo alcune autorevoli fonti la città nasce come Casalgrande nel secolo VI, secondo altre nel sec.X, sicuramente i luoghi furono abitati già in epoca preistorica , come testimoniano i numerosi ritrovamenti archeologici. Le gravine di Riggio, Fullonese e San Biagio (o Lama di Pensiero), con le loro grotte, furono lo scenario naturale dei primi insediamenti rupestri. Nel 1297 al casale Criptalearum, preesistente, si unirono gli abitanti dei casali vicini, per avere maggiore protezione in caso di guerra.

L’antico paese si sviluppò e crebbe intorno alla piccola chiesa che nel 1379, sotto il governo di Giacomo arcivescovo di Taranto, prese forma di Collegiata (in foto).

Nel secolo XIV circa, il paese veniva cinto da grosse mura in maniera tale che vi si poteva accedere solo attraverso una delle tre porte: Porta S. Angelo a nord (abbattuta nel 1868 per un malinteso spirito di rinnovamento), Porta Sant’Antonio a sud, Porta San Giorgio o Castello ad est. La cinta muraria venne, invece, abbattuta dopo l’unità d’Italia. Sempre al secolo XIV si fa risalire la costruzione del castello episcopio che, realizzato in tufo zuppigno, copre complessivamente una superficie di 6150 mq., simbolo della potestà feudale che gli arcivescovi di Taranto esercitarono sulla città per lunghi secoli e a cui il maniero appartiene ancora oggi.

Nel 1480 gli arcivescovi venivano privati della giurisdizione criminale che, da quel momento, sarà esercitata dai vari baroni laici che si succederanno nel corso dei secoli.

Il 18 dicembre 1659, con atto pubblico per Notar F.Aminta di Napoli, il principe di Cursi G. BATTISTA CICINELLI acquistava “per lo prezzo di ducati 30.000” il feudo di Grottaglie.
Si dava così inizio ad una lunga egemonia che, tramandata di padre in figlio, si sarebbe protratta per 147 lunghi anni e che avrebbe fatto rimpiangere ai grottagliesi i precedenti baroni laici.

Nel 1662 le gravissime tensioni tra clero, governo e feudatario sfociavano nel sangue con l’assassinio del giovane e brillante arciprete di Grottaglie A.F.CARAGLIO, fiero oppositore del principe di Cursi G.B.Cicinelli e del di lui nipote, il sinistro principe di Faggiano.
A questo secolo appartiene la splendida figura di SAN FRANCESCO DE GERONIMO che sarà canonizzato nel 1839 e quella di GIUSEPPE BATTISTA, poeta marinista grottagliese, figura di spicco nel panorama letterario-poetico del ‘600.

Nel 1734 i grottagliesi, oberati dalle tasse, si ribellavano al Cicinelli di turno, ma la rivolta fu sedata entro pochi giorni e circa 200 famiglie furono costrette a lasciare il paese.

Indiscusso protagonista delle tragiche vicende che si svolsero a Grottaglie nel primo ventennio del 1800: don Ciro Annicchiarico (PAPA GIRU) Figura ormai leggendaria dal fascino ambiguo che, nel suo duplice, incompatibile ruolo di prete-brigante, ha fatto discutere di sé intere generazioni.

Nel 1862 il contrasto tra i reazionari filoborbonici e i liberali culminava nell’assalto della banda del brigante Cosimo Mazzeo di San Marzano, detto il PIZZICHICCHIO, che in accordo con i reazionari metteva a soqquadro la città acclamato come un liberatore. Per le azioni di quella notte venivano in seguito arrestate e rinviate a giudizio 264 persone, sindaco compreso.
L’unità d’Italia non risolve i problemi di Grottaglie che, come tutto il meridione post-unitario, ha dovuto fare i conti con una realtà socio-politica a cui non era preparata.

L’installazione dell’aereoporto militare "M.Arlotta" , durante la prima guerra mondiale, porterà la città verso una rapida crescita che, ancora oggi, è in continua evoluzione.
Il resto è storia dei nostri giorni.


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