giovedì 3 giugno 2010

SAN CIRO


IL CULTO
tra sacro e profano

A Grottaglie il culto di San Ciro viene introdotto dal santo concittadino Francesco De Geronimo nel 1707, quando questi tornò al paese natìo dopo una missione di 40 anni al Gesù Nuovo di Napoli e i Grottagliesi “si innamorarono” di questo martire egiziano che, ancora oggi, viene celebrato con commovente devozione e con grandissima partecipazione popolare, ricordandone il martirio al 30 di gennaio con l’accensione della pira (una grande catasta di legna) e celebrandone il dies natalis al 31 di gennaio, portando il simulacro del santo in processione solenne per le vie della città, cui partecipano migliaia di fedeli.

La pietà popolare ci tramanda innumerevoli esempi di guarigioni prodigiose avvenute per intercessione dell’eremita alessandrino. La festa di “Santu Ggiru” rappresenta per gli emigranti un richiamo irresistibile che, la’ dove è possibile, li porta a tornare a “casa” in qualunque parte del mondo si trovino per quella data. È un fenomeno, questo, di vasta proporzione, consolidato negli anni, e che appassiona gli studiosi di antropologia. Nel culto religioso si inserisce, infatti, una sottile vena di profano che convive col sacro in perfetto equilibrio e che rende questa tradizione uno spettacolo impagabile e dal punto di vista religioso e dal punto di vista laico. San Ciro, venerato anche a Villa Castelli (Brindisi) a Portici (Napoli) e Marineo in Sicilia è copatrono della città di Grottaglie, insieme a San Francesco De Geronimo e alla Madonna della Mutata.

NOTE BIOGRAFICHE
Ciro nasce ad Alessandria d’Egitto nel 250 d.C., della sua famiglia di origine non si hanno notizie. Studiò medicina presso una rinomata scuola della sua città e, nel rione detto Doryzim, aprì un ambulatorio con annesso laboratorio dove, nel 554 d.C, circa due secoli dopo il martirio, il patriarca Sant’Apollinare eresse una chiesa ed un ospedale. Pratico’ l’arte della Medicina guadagnandosi l’appellativo di anàrgiro (senza argento) poiché egli non perseguiva fama o denaro ma era al servizio dei poveri e degli afflitti dedicandosi alla cura delle anime oltre che dei corpi. Nel 299 d.C. i medici di Alessandria, a cui erano mescolati anche i negromanti, venivano accusati di stregoneria e di cospirare contro l’imperatore romano Diocleziano e tutti i trattati di medicina allora esistenti vennero dati alle fiamme. Per sfuggire alla persecuzione e continuare la sua missione Ciro si ritirò nell’Arabia ai confini con l’Egitto, dedicandosi alla disciplina monastica e alla contemplazione, divenendo un messaggero della parola di Dio. Il suo primo discepolo fu San Giovanni di Edessa che, abbandonati gli onori della carriera militare, lo seguì nel deserto restando con lui quattro anni. Nel 303 d.C. Diocleziano emanava un editto di persecuzione contro i Cristiani ed ebbe inizio un periodo terribile rimasto tristemente famoso come l’Era dei Martiri. Ciro e Giovanni lasciarono l’eremo e si portarono a Canòpo per recare conforto ad una madre, Atanasia, e alle sue tre giovani figlie, Teatista di 15 anni, Teodota di 13 ed Eudossia appena undicenne, condannate al martirio per non aver voluto abiurare la fede cristiana sacrificando agli dei. Ciro e Giovanni furono catturati e torturati davanti agli occhi inorriditi delle quattro donne, per fiaccarne lo spirito e la determinazione, prima di trucidarle. Il 31 gennaio del 303 d.C. san Ciro, dopo indicibili torture, veniva messo a morte mediante decapitazione, dopo essere stato calato in una caldaia di pece bollente, e con lui il suo discepolo Giovanni.


Associazione culturale IL BAGATTO – Via Madonna Del Lume 43 – Grottaglie (Ta) - testi di Anna Montella - fotografie di Michele Manisi
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